Studenti vs. Assolombarda contro l’alternanza scuola-lavoro in vista del corteo del 13 Ottobre

Azione degli studenti contro Assolombarda.

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Ieri pomeriggio un gruppo di studenti ha messo in campo un’azione di sanzionamento contro Assolombarda.

Assolombarda: l’associazione degli industriali lombardi che col suo solido palazzoto di Via Pantano è da sempre un’obiettivo simbolico [1 / 2], ma non solo, delle lotte che investono il mondo del lavoro.

“Cosa c’entrano gli studenti col mondo del lavoro?”. Si chiederanno alcuni. C’entrano! Perché con l’ormai famigerata alternanza scuola-lavoro tutti gli aspetti più deteriori che riguardano il mondo del lavoro di oggi si sono insinuati anche nel mondo della formazione.

E quindi gli studenti sono diventati “cavie” utili a sperimentare lavoro non pagato (ormai sdoganato con Expo 2015), ricattabilità, infortuni sul lavoro, malattie professionali e chi più ne ha più ne metta!

Del resto se le condizioni dei lavoratori in questo 2017 sono queste perché non iniziare a preparare gli studenti a quel che li aspetta una volta finite le scuole superiori!?

Questo il motivo principale che spingerà gli studenti milanesi ad essere in piazza il 13 Ottobre.

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Questo l’appello per la giornata:

É proprio così, da ormai diversi anni i governi non investono nella scuola. E ripudiano l’istruzione, su cui dovrebbe basarsi una società con almeno una parvenza di civiltà. Ormai é evidente a tutti che le ultime riforme promuovono sistemi che ostacolano in maniera svergognata un’ educazione di qualità e a disposizione di tutti. L’ intenzione é e resterà, anche durante il governo Gentiloni, quella di rendere produttivi il prima possibile i giovani per introdurli immediatamente nel sistema di lavoro intensivo, in pieno stile anglosassone.

Dare agli studenti lo spazio e il tempo di crescere con la giusta preparazione culturale e critica non sembra essere nel programma di riforme imposto dallo stato; lo dimostra il profondo disinteresse verso il fatto che quest’anno nelle superiori statali si siano iscritti 60mila studenti in meno. Quest’anno la ministra Fedeli ha addirittura proposto di diminuire la durata degli anni delle superiori da 5 a 4 in 100 scuole. Tutto questo senza variare il complesso e lungo programma nozionistico (già riformato in peggio dalla riforma Gelmini) che è appesantito dall’introduzione dell’alternanza scuola lavoro; un altro tentativo di sconvolgere piano piano e velatamente quel sistema scolastico pubblico che ancora poteva vantare una unicità almeno in Europa, dal punto di vista formativo.

Se la nostra prospettiva di crescita è quella di ricevere un insegnamento di qualità, non possiamo veramente più tollerare di trovarci in delle classi sovraffollate solo perché il governo ha deciso di bloccare il flusso di finanziamenti alle scuole di provincia, e ci viene detto che lo chiede la provincia. Per noi non può esistere la meritocrazia competitiva tra le scuole e tra le regioni del paese in un sistema pubblico e democratico. La democrazia necessita una struttura anche nell’istruzione, non può esistere una centralizzazione tale dei poteri nella figura del preside. Allo stesso modo al di fuori dell’edificio scolastico, nella città, chi comanda ostacola senza pietà lo sviluppo dell’architettura democratica. Il ministro Marco Minniti ha deciso di fare guerra alle periferie, ai più deboli, ai profughi e a chi si organizza negli spazi per creare esperienze di democrazia; e intanto Renzi gongola per la crescita economica mentre aumenta il numero di cittadini sotto la soglia della povertà. Le bugie si palesano ovunque, la Fedeli racconta alla stampa che vuole finanziare le università per evitare la fuga di giovani verso l’estero, ma per il momento ha fatto solo il contrario: la ricerca si fa solo nelle università private. Per noi il liceo non deve durare meno anni; deve restare aperto anche al pomeriggio! E deve offrire servizi, non torglierli! Basta vantarsi di una ripresa economica se non avete il coraggio di offrire qualità contro il degrado.

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