Arresto differito e “terrorismo tramite piazza”… Le ultime follie sul fronte securitario

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“Ora diffidano gli ultras, vedrai che tra qualche anno diffideranno anche i militanti politici”.

Iniziamo questo breve articolo sulle ultime derive securitarie con una frase profetica sentita pronunciare qualcosa come 15 anni fa in Curva Sud del Milan.

Di pochi giorni fa è la notizia del primo arresto con flagranza differita nei confronti di un militante politico. Si tratta di Andrea, volto storico dell’Askatasuna di Torino, arrestato nella serata di sabato dopo le contestazioni al G7 di Venaria (scarcerato ieri con obbligo di dimora a Bussoleno).

Le prime misure sulle “diffide” vengono introdotte nell’ordinamento penale italiano verso la fine degli anni ’80 per combattere la cosiddetta “violenza negli stadi” . Il passaggio successivo per reprimere il mondo delle tifoserie calcistiche è proprio l’arresto in flagranza differita.

Entrambe le misure sollevano più di un dubbio di costituzionalità, ma si sa che il diritto viene spesso e volentieri piegato alle esigenze del potere politico nelle sue battaglie contro i “nemici pubblici numero 1” del momento (nemici pubblici che ovviamente cambiano a seconda della fase storica). Ed è altrettanto noto che da ormai 20 anni gli stadi sono diventati luogo di sperimentazione di misure repressive che poi verranno estese al resto della società…

Il Decreto Minniti di questo 2017, oltre ad erigere a totem l’ideologia del decoro urbano introduce appunto l’arresto in flagranza differita i fatti legati alle manifestazioni di piazza. Quello che non avevano “osato” fare i governi di destra lo fa un Ministro degli Interni del PD figlio della consolidata tradizione e scuola poliziesca del PCI (Pecchioli, Napolitano…giusto per citare i nomi più noti) che in quanto “scienza della repressione” poco ha da imparare e molto da insegnare.

Il Decreto Minniti è stato approvato senza causare particolari levate di scudi se non da parte di ambiti molto minoritari. L’aspetto paradossale è che l’impianto repressivo del decreto non avviene introdotto sull’onda di potenti movimenti sociali e di una conflittualità di piazza diffusa, ma in un momento di “stanca” dei movimenti in cui è più difficile organizzare una risposta sociale e articolata all’inasprimento repressivo.

La seconda notizia, divenuta di pubblico dominio ieri, è che il Consiglio Regionale Veneto, con una maggioranza schiacciante ha approvato un progetto di legge mirante a modificare il codice penale introducendo il fumoso reato di “terrorismo tramite piazza”. Come se non bastassero già gli articoli di legge che puniscono (e duramente) i reati specifici riguardanti l’ordine pubblico! Come se non bastasse quel delirio del 419 del Codice Penale ovvero “devastazione e saccheggio” con le sue pene tra gli 8 e i 15 anni di carcere.

Ci voleva la proposta pre-elettorale del “terrorismo di piazza” così da avvicinarci un po’ di più, giusto per essere in tema, alla repressione spagnola nei Paesi Baschi o a quella di Erdogan in Turchia. Mala tempora currunt!

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