Alfano e il PD affossano il reato di tortura

ImageAlla fine, come spesso capita in Italia, tutto è andato secondo le peggiori aspettative.
Il 19 Luglio il Senato ha sospeso la discussione del Disegno di legge che avrebbe introdotto nell’ordinamento giuridico il reato di tortura. Un reato che attende di entrare nel nostro Codice Penale dal lontanissimo 1988.
Il fautore della sospensione è il Ministro dell’Interno Alfano con alle spalle tutto il malassortito schieramento della destra (dalla Lega Nord ai Conservatori e Riformisti passando per Forza Italia e Nuovo Centrodestra) e su pressione neppure troppo nascosta degli apparati dello Stato.
Con la scusa del terrorismo, dei fatti di Nizza e della Turchia, il Ministro dell’Interno, nella giornata del 19, ha emesso un comunicato stampa che, tra mille giri di parole, sosteneva che: “Bisognava evitare ogni possibile fraintendimento circa l’uso legittimo della forza da parte delle Forze di Polizia”.

“Reiterate”. Questa la parola oggetto del contendere nel dibattito parlamentare. Un duro scontro è infatti scoppiano sull’inserire o meno questo termine all’interno dell’articolo 1 del Disegno di Legge in esame. Per tutto l’ampio mondo solidale con le Forze dell’Ordine la tortura si sarebbe configurata solo se le violenze contro la vittima fossero state reiterate. Difficile capire cosa si intendesse poi per violenze reiterate… Due giorni di botte in qualche camera di sicurezza invece che uno?
Quando settimana scorsa il Senato ha dato via libera a un emendamento che modificava l’articolo 1 e che prevedeva che per commettere tortura sarebbero state necessarie solo “violenze o minacce gravi” e non “reiterate violenze o minacce gravi” la destra (e non solo) è salita sulle barricate.

Da qui la manovra dilatoria di Alfano.
Lo scopo, neppure troppo celato, è quello di rimandare tutto all’Autunno dove tra manovra finanziaria, banche in crisi, referendum e chi più ne ha più ne metta il reato di tortura cadrà nel dimenticatoio.
Complici silenziosi dell’operazione Renzi, il Ministro della Giustizia Orlando e il Partito Democratico.
Il Presidente del Consiglio, uno capace di trovare maggioranze variabili e andare a cercare i voti più impresentabili col lanternino pur di far passare le leggi a cui tiene veramente, si è defilato scrivendo qualche frasetta imbarazzante di giustificazione sul caso su Twitter.
Silenzio di tomba da tutti gli altri.
Unica eccezione Luigi Manconi che molto si è speso per questa legge e che ha esternato tutto il suo sconforto dicendo che probabilmente la legge sarà approvata tra 20 o 30 anni…

Triste coincidenza che l’affossamento della legge sulla tortura arrivi durante il quindicesimo anniversario del G8 di Genova.
Lo scorso anno l’Italia è stata condannata per tortura della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per quanto riguarda il massacro della scuola Diaz. A breve potrebbero arrivare nuove condanne internazionali per la vicenda delle violenze sui fermati nella Caserma di Bolzaneto.
Genova che continua a restare una ferita aperta come ha dimostrato la poco edificante vicenda della censura del profilo Facebook di Zerocalcare dopo che quest’ultimo aveva postato la sua partecipazione a un’iniziativa in ricordo di Carlo Giuliani e del suo omicidio per mano di un Carabiniere.
Del resto siamo nel paese dove un sindacato di Polizia può permettersi di organizzare nella città ligure un convegno dal titolo “L’estintore quale strumento di pace. G8 2001…15 anni dopo” senza che nessuna abbia alcunché da ridire.
L’Italia continua dunque con la sua posizione ipocrita di voler garantire i diritti umani nel resto del mondo quando questi sono quotidianamente calpestati in casa propria.

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