Non ci mancherai, Maggie Thatcher!

imageI pub irlandesi non fanno affari durante la settimana.

 Ma questo lunedì aprono prima, dalle quattro del pomeriggio.

Sui social network rimbalzano gli appuntamenti: al Cobblestone a Dublino, al Sandino’s a Derry, lungo tutta Falls Road a Belfast.

Alcune decine di canzoni (e non solo) l’avevano auspicato da anni: Margareth Thatcher è morta.

 Tragica protagonista della storia del suo paese e con pesanti influenze sulla storia socio-politica europea e mondiale, Margareth Thatcher, figlia di un droghiere, laureata in chimica “ma da sempre impegnata in politica”, approda sul set del parlamento prima dei quarant’anni.

 Esordisce con un peplum movie fuori tempo massimo “La votazione contro la pena di morte” in cui interpreta una giovane deputata conservatrice sconfessata dalla storia e da parte del suo partito. Al di là della sconfitta, mostra già tutti gli elementi di rigidità e grettezza che poi ne avrebbero caratterizzato la parabola artistica.

Col proseguire della carriera arriva a ritagliarsi il ruolo di ministro dell’istruzione nel film di cronaca “Il taglio del latte gratuito nelle scuole” amara narrazione di una misura draconiana e irreale in un paese braccio destro della super potenza che controlla il mondo. Il plot drammatico e la severità dei tratti della Thatcher le fanno guadagnare il nomignolo di “Thatcher the milk snatcher” (Thathcer la ruba latte).

La vocazione della ormai non più giovane Margareth però è per il film drammatico e, giunta al primo ruolo di fama mondiale, dirige, nel 1980 l’horror story “Il raddoppio della disoccupazione”, narrazione triste e tesa a cui alterna un’opera più farsesca come “L’abolizione del termine Sandinismo”, una vacua commedia, recitata ancora da protagonista in cui la Signora Thatcher combatte una crociata per l’abolizione dell’uso nelle istituzioni pubbliche del termine “Sandinismo”, opera coperta di ridicolo, passerà alla storia per il semplice fatto che una punk band di sudditi non esemplari (un quartetto chiamato “The Clash”) avrebbero deciso di conseguenza di intitolare il successivo doppio album proprio “Sandinista!”.

La parentesi disimpegnata purtroppo dura poco, nei successivi due anni la signora Thatcher sceneggia e dirige i suoi capolavori ricordati come “la trilogia del sangue” divisi nei capitoli “L’omicidio di Bobby Sands”, “La guerra nelle Falkland” e “La guerra sporca all’IRA” la Thatcher mostra tutta la sua mano cinica e spietata, spregiudicata e incompetente; tre opere a metà tra spy story e action movie in cui non si perde mai di vista un leit-motiv fatto di tradimenti, pirateria politica, cialtronaggine, miopia, spietatezza e sadismo, con passaggi che, nel secondo capitolo della saga, sfiorano l’ingenuo porno-soft con l’amico di sempre Augusto Pinochet (dapprima nel ruolo di alleato logistico nella guerra all’Argentina, poi nel ruolo di spia al fronte che passa informazioni ai paracadutisti di sua Maestà e infine, caduto in disgrazia, come anziano decrepito difeso dalle angherie del giudice spagnolo Baltasar Garzon solo dalla vecchia Margareth).

Giunta all’apice della carriera, nel 1984, tornerà sul filone horror di qualche anno prima con “La battaglia ai sindacati”, opera non al livello delle precedenti ma con scene comunque epocali come il varo della legge che rendeva lo sciopero illegale se non votato dalla maggioranza dei lavoratori, oppure la scena della Battaglia di Orgreave in cui dopo centinaia di feriti e arresti i sindacati furono costretti a cedere senza condizioni.

Pur con una carriera in fase calante la fortuna non la abbandonò mai come quando nel 1984 recitò una parte in “L’attentato di Brighton” sequel (che sta un po’ nei rapporti causa-effetto) della “trilogia del sangue” in cui Margareth Thatcher interpreta un eroina senza tempo che sfugge a un attentato dell’IRA.

Con l’età che avanza e una carriera ormai al termine non si sottrae a redigere parti sostanziali nella sceneggiatura de “Il rapporto Taylor” triste poliziesco con pretese di film evento che si propone di ridefinire le norme sulla sicurezza in materia di stadi e tifoserie, in cui i manganelli la fanno da protagonista e un tragicomico lavoro di intelligence sopprime sul nascere anche i comportamenti ritenuti semplicemente sospetti o potenzialmente pericolosi.

Tutti film scherzosamente inventati, ma basti pensare ai vari Riff Raff e Piovono Pietre di Ken Loach, oppure a Brassed off (“Grazie Signora Thatcher”, in Italiano) per recuperare una dura filmografia reale.

In molte bacheche su facebook oggi girava il video della kop del Liverpool che canta “when Maggie Thatcher dies we’re all havin’ a party”, in alcune girava l’intervista all’arci nemico Gerry Adams, presidente dello Sinn Fein, che non ha tralasciato di ricordare i rapporti con Pinochet, l’opposizione alle sanzioni contro il Sudafrica dell’apartheid, le misure militari feroci che hanno portato ha molti assassini sotto copertura, tra cui quello di Pat Finucane, il ruolo nello sciopero della fame dell’estate dell’81, ma ha anche sottolineato come “Her Irish policy failed miserably”.

Morrisey (voce degli Smiths) le ha dedicato “Margaret on the Guillotine”, i Crass “Gotcha” e molta della loro iconografia, Boy George “No clause 28” (per contestarne le posizioni contro i diritti gay), campeggia sgozzata in almeno un paio di copertine degli Iron Maiden, gli Exploited si sono avventurati in “Maggie you cunt”, i Pink Floyd l’hanno chiamata tiranno in “The Fletcher memorial home”, Elvis Costello si è augurato di visitare la tua tomba in “Tramp the dirty down”, gli Hefner sono stati più diretti intitolando un loro singolo “The day that Thatcher dies”, per non dimenticare Sinead O’Connor, gli Specials, o Billy Bragg (una discografia quasi completa si può trovare qui.

Di mio ricordo un concerto dei Chumbawamba a West-Belfast in cui nella parte di biglietto che si lasciava strappata all’ingresso si doveva scrivere il proprio recapito. La band si impegnava a spedire una copia della foto della lapide “in that glorious day”.

Oggi. Aspetto.

Slainte a chara.

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Una risposta a “Non ci mancherai, Maggie Thatcher!”

  1. onto ha detto:

    Ricordo che anche quando governava la Thatcher c’era chi sosteneva che la guerra e le ingiustizie fossero la conseguenza del potere fallocratico maschile! In ogni caso hai dimenticato il suo capolavoro, la Poll Tax, che provocò proteste e scontri di piazza mai visti a Londra e fu lo sciacquone che la tolse definitivamente di torno.

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